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Immagine del redattoreMarco L. Zanchi

Come un incipit. Come un abbraccio/reading.




In quel tempo il mondo girava più lentamente. In quel mondo molti sentieri attraversavano montagne. Altri deserti. Altri ancora lambivano i mari. In quel tempo c’erano strade che entravano nei villaggi e uscivano dalle città Alcune strade portavano altrove, altre, si fermavano prima. Quelle che conducevano nell’altrove erano prive di segnaletica e così nessuno vi si addentrava, perché non le trovava. Sulle strade di quel tempo, assieme agli uomini, camminavano, scorrevano molte parole. Parole che servivano per sopravvivere, per ingannare, per piangere, per morire, per odiare, per mangiare, per trafficare. Ma fra tutte quelle parole, forse, ne mancava una. E un giorno, sulle strade di quel tempo, apparve un uomo. Un uomo che cammina. "Senza sosta. Va qui e poi là. Trascorre la propria vita su circa sessanta chilometri di lunghezza, trenta di larghezza. E cammina. Si direbbe che il riposo gli è vietato. Quello che si sa dell’uomo che cammina, lo si deve a un libro. Se avessimo un orecchio un po' più fine, uno sguardo più profondo potremmo fare a meno di quel libro. Nulla si riprende dal passaggio di quell’uomo. Tutto quanto può essere detto su di lui è in ritardo rispetto a lui. La sua parola è come lui, incessantemente in movimento, senza fine nell’intento di dare tutto di se stessa. L’uomo che cammina cerca sempre qualcuno che lo ascolti. Pochissimi riescono a tenere il suo passo. Una manciata di uomini e alcune donne". (*)

La verità che annuncia l’uomo che cammina è merce rara e la sua storia è scandalosa. Come del resto lo sono le sue parole. Io non ti giudico. Và e non peccare più. Oppure... Alzati. Cammina E’ instancabile con queste parole. La misericordia cammina e talvolta è stanca. Cerca riposo. (*) L'uomo che cammina di Christian Bobin


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