Quando ogni artista aveva la sua «bottega» come il fornaio o il sarto, l'Arte era in pieno sviluppo perché rispondeva alle esigenze degli uomini. Le esperienze artistiche si accumulavano nella bottega del maestro, ogni allievo imparava umilmente l'arte e poi, se era bravo, aggiungeva anche qualcosa di suo. Tutto ciò era il mestiere dell'Arte e il pubblico capiva e se ne serviva. Il macellaio ordinava la sua insegna a un pittore, la Chiesa ordinava le sue grandi pitture propagandistiche come oggi Pirelli ordina un manifesto per la gommapiuma. Ogni tanto nasceva una tecnica nuova: l'affresco, l'encausto, il mosaico, la vetrata ecc. Oggi invece tutti dipingono e solo a olio, inventano un loro inesistente problema e ci ricamano sopra per anni e anni cercando invano un amatore. Nessuno si degna di essere allievo, tutti vogliono essere di colpo dei caposcuola. Queste eccessive specializzazioni portano a un frantumarsi dell'arte; chi dipinge solo con i colori chiarissimi, chi con le terre, chi usa solo i rossi, chi fa solo ritratti alle signore, chi fa solo ritratti alle signore in abito da sera. Chi ha il monopolio dei cavalli e chi quello delle bottiglie. Il pubblico intanto, che ha bisogno della insegna per il suo negozio, va dal verniciatore e lo lascia fare. Perché infatti si fanno tante mostre d'arte? perché c'è una superproduzione di opere. Avete mai visto una mostra, in una galleria centrale con catalogo e fotografia delle opere di un fornaio? Non è che oggi manchino le occasioni per un artista. Anche oggi il pubblico chiede qualcosa agli artisti ma questi non rispondono. Ebbene, io vorrei proporre agli artisti di tornare a fare il mestiere dell'Arte che oggi non è più, naturalmente, quello di una volta. Oggi il pubblico chiede un bel manifesto pubblicitario, una copertina di un libro, la decorazione di un negozio, i colori per la sua casa, la forma di un ferro da stiro o di una macchina per cucire. Il quadretto della mela con la bottiglia lo sa fare anche lui ormai, tanto semplificata è stata l'Arte. La pittura è diventata uno svago domenicale. Churchill viene a passare le vacanze sui laghi e dipinge come un salumiere. Pensate quanto ci sarebbe da fare, quanti oggetti, quante cose aspettano l'intervento dell'artista. Uscite dallo studio e guardate anche le strade, quanti colori stonati, quante vetrine che potrebbero esser più belle, quante insegne di cattivo gusto, quante forme plastiche sbagliate. Perché non intervenire? Perché non contribuire a migliorare l'aspetto del mondo nel quale viviamo assieme al pubblico che non ci capisce e che non sa cosa farsene della nostra arte? Pensate alle esposizioni dove noi stessi siamo espositori e pubblico, noi che ormai sappiamo tutto sulle mele e sulle bottiglie mentre davanti alla mostra passa un industriale che ha bisogno di una nuova forma per un suo oggetto. Io credo che quando l'arte tornerà ad essere di nuovo mestiere, necessaria all'uomo come il pane del fornaio, allora potremo dire di aver ritrovato l'arte.
BRUNO MUNARI
/“AZ arte d'oggi” anno II n. 1 - gennaio 1950, prima pagina; Milano 1950
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