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2019, parlo io. A tempo non sospetto.




Lo confesso: non amo i festeggiamenti di fine anno. E’ come festeggiare un fine vita. Si, certo, sono tutti rivolti a me, e per questo ve ne sono grato, ma vi prego, un po’ più di originalità per favore. Non fate sembrare questo momento come quello del “tutto è possibile”.

Cavalcando l’onda euforica dell’istante si lanciano proclami, si cullano speranze, si ufficializzano propositi che già all’alba di capodanno rischiano di afflosciarsi.

E poi, che cosa si festeggia? Io, che di nome faccio duemila diciotto e che mi accingo a delimitare una porzione del vostro tempo? Io non sono poi tanto diverso dall’anno passato: proveniamo della stessa famiglia. Risparmiatemi affermazioni tipo: “di questi tempi”, “ai miei tempi”, “al giorno d’oggi…” , “dove andremo a finire”, “una volta sì che…”. Il tempo siete voi, il tempo siete quello che fate.

Io, duemila diciotto ci metto la misura, ma siete voi che indossate il tempo. Io sono il ticchettio dell’orologio, voi quelli che al polso lo indossano e camminano al suo ritmo, talvolta con affanno. Ergo, non attribuitemi colpe o meriti che non mi appartengono.

Personalmente considero l’orologio come una sorta di braccialetto elettronico, si, quell’alternativa alla custodia cautelare. Non siatene ostaggio.

Io, duemila diciotto garantisco che farò il mio onesto dovere: salvo imprevisti non dipendenti dalla mia volontà, avrete tutti i giorni che vi spettano. Ma per favore, coltivate meno certezze, alimentate qualche dubbio in più. Fanno camminare. E sognare.

Siate parchi con gli auguri. Auguratevi una cosa per volta, ogni mattina di ogni nuovo giorno.

E per finire, permettetemi un chiarimento. So per certo che una buona parte di voi sostiene che il tempo passa. No, il tempo resta, siete voi che passate.

E un desiderio. In questo nuovo tempo a tanti sterili e compulsivi “mi piace” mi garberebbe assai sentire dei “mi penso”, “mi medito”, “mi silenzio”, “mi fermo”.

Cari amici, vi lascio prendendo a prestito il pensiero del grande Groucho Marx quando raccomanda “Imparate dagli errori degli altri. Non potete vivere abbastanza a lungo per farli tutti da soli”. E se durante il vostro nuovo tempo “… non vi state divertendo, state facendo qualcosa di sbagliato. E comunque, per finire “Questi sono i miei principi, ma se non vi piacciono ne ho degli altri”.

Buona vita.

Vostro affezionato duemila diciannove

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