Fuori, sul cavalletto, una tela immacolata.
Dentro, nella mente, spazio congestionato.
Uno sguardo cade sullo spazio bianco; questo richiama un pensiero. Un pensiero si aggancia ad una sensazione che genera un desiderio, acquattato dietro l’ombra di una necessità.
La necessità mette alla luce l’ipotesi di un’azione che ingaggia un duello con l’indolenza e si concretizza in un movimento. Il movimento cerca un mezzo di trasporto; lo trova in uno strumento.
In breve il movimento afferra una matita che si anima, prende direzione, materializza un corpo e si indirizza verso lo spazio bianco. Libero.
E lì parcheggia.
Il resto è storia.
Ho sbagliato tutto. E se fosse la cosa giusta?
Devo assolutamente imparare l’arte della complicazione. E’ tutto così vergognosamente semplice.
Comments